Le nove vite di Alberto
Mario Cirese
1: Le patrie culturali
1.21 Casa Cirese
a Castropignano
Una grande casa in
cima al paese di Castropignano accolse la famiglia Cirese quando vi si
trasferì da Fossalto nel 1910, due anni dopo la tragica morte di
Luigi Cirese (1856-1908), padre di Eugenio (1884-1955) e nonno di Alberto
Mario (1921-2011). Eugenio Cirese in quella casa ci visse (prima di trasferirsi
per lavoro in varie città tra Abruzzo, Molise e Lazio) e ebbe cinque
tra fratelli e sorelle, e quelli a lui più prossimi furono il fratello
e la sorella di lui minori, Nicolino ed Emilia: con loro e con l'amatissima
madre Rosolina il legame fu molto forte. Per Alberto Mario, che li conobbe
bene, sono zio Nicolino, zia Emilia e nonna Rosina.
Nell'ottobre del 2005 si tenne a Castropignano una presentazione della
raccolta di poesie di Eugenio Cirese, curata da Alberto Mario, e questa
fu per lui l'occasione di tornare a visitare quella che era stata la casa
paterna per diversi anni , divenuta poi casa di vacanze e di incontri
familiari. In quella occasione Alberto Cirese chiese a Pietro Clemente
e a Marco Magni, architetto e realizzatore dei musei del mondo contadino
in provincia di Siena, di accompagnarlo in un viaggio nella memoria nei
luoghi sia delle poesie paterne sia dei suoi ricordi di infanzia e gioventù
(e Castropignano è anche il luogo dove scelsero di essere sepolti
sia Eugenio sia Alberto). Marco Magni ha fermato con la macchina fotografica
quell'incontro. Nel rigore rispettoso del bianco e nero, il paese appare
insieme ricco di storia, appartato, e pieno della nostalgia e del ricordo
del viaggiatore nel passato.
Nel 2006 lo stesso Alberto Cirese compose un testo di memorie familiari
(Castropignano e la famiglia Cirese. Fotografie e testi scelti
e ordinati da AMC, Collelungo, luglio-settembre 2006) utilizzando molte
delle foto di Magni, insieme ad altre tratte dall'archivio di famiglia
e a testi di commento e di raccordo . Le parole e le indicazioni di Cirese
ci guideranno anche nel nostro breve percorso per immagini.
Castropignano,
dunque, alto sulla valle del Biferno. E poi la
strada che porta a casa Cirese, con il 'portone
dello zio Nicolino'. Entriamo in
casa, dirigendoci verso
la 'Sala'. Qui troviamo un
gruppo di famiglia: sei persone, quattro generazioni, tutti Cirese:
"In piedi, da destra: Gino nonno, Gino nipote, Gabriella nipote,
Nicola figlio; seduti: Alberto, Martina. 15 Ottobre 2005" (Gino è
il cugino Luigi, figlio di zio Nicolino. Nicola è suo figlio, Gino
piccolo e Gabriella suoi nipoti. Martina è nipote di Alberto, figlia
di suo figlio Eugenio).
Ancora persone, con Alberto Cirese, ma non sono familiari. Sono Pietro
Clemente e Ida Caminada, sua moglie. Cirese, seduto, dialoga,
spiega, argomenta.
Ci avviamo all'esterno, ma ancora spazio domestico: il giardino che si
affaccia sulla valle del fiume Biferno. L'uorte, presente in diverse
poesie di Eugenio Cirese. Cirese
e Clemente sono sulle sette scale pe scegne all'uorte ("I
sette scalini per scendere all'orto [giardino]", da una poesia inedita
del 1953; ma Alberto Cirese precisa che "gli scalini sono 9").
E siamo nel giardino,
con i suoi spazi amati e vissuti da tutti quelli di casa, che ci vanno
per giocare, per coltivare, per leggere e comporre. C'è il 'chioschetto',
affacciandosi dal quale si domina la
valle, con il tratturo
antico che la percorre, percorso
di fatica contadina. C'è un piccolo viale, che dal chioschetto
porta all'estremità opposta del giardino, a quel sedile
di pietra proiettato sulla valle sottostante che del giardino segna
il limite, e che aveva un nome, in casa: "in fondo in fondo:
questo in famiglia il modo per indicare il sedile di pietra, ultimo sperone
dell'orto sulla vallata del Biferno" .
L'orto, la casa, le persone che ci hanno vissuto, sono stati uno sfondo
vitale per l'esperienza delle generazioni che li hanno abitati, e sono
stati uno scenario privilegiato dell'immaginario poetico di Eugenio Cirese.
Le sue poesie si sono nutrite di quell'esperienza, l'hanno tradotta, la
tramandano, e qualcosa ne trasmettono a noi che non ne facciamo parte.
"Nella casa
di Castropignano è il centro delle mie memorie. Mi pare che Mammà,
Nicolino, Emilia siano lì a continuare a raccontare la malinconica
favola della vita, e che io debba addormentarmi, sentendolo, quille cunte
senza tiempe, sott'a ru chiuschette" (Eugenio Cirese, Nella casa
di Castropignano
Messaggio
registrato su nastro nel luglio del 1954)
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