SAPIENZA Università di Roma - Facoltà di Lettere e Filosofia
Corso di laurea in Storia, Antropologia, Religioni - a.a. 2015/2016
Eugenio Testa
Discipline DEA IV - Culture, egemonie, subalternità
(codice 1023967) - 6 CFU - M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche
per
Giorgio Baratta (1938-2010) e Alberto Mario Cirese (1921-2011) in contrappunto |
ANNO DI CORSO: 2 -
SEMESTRE: 2
CONTENUTI
OBIETTIVI FORMATIVI
PROGRAMMA D'ESAME
CALENDARIO DELLE LEZIONI: martedì ore 15-17 e venerdì ore 11-13, aula di B di Storia moderna e contemporanea (secondo piano della Facoltà di Lettere) INIZIO DELLE LEZIONI: venerdì 18 marzo 2016 (termine previsto: martedì 24 maggio)
ESAMI: martedì 7 giugno 2016, ore 11-14, aula A di Storia medievale; martedì 21 giugno, ore 11-14, aula A di Storia moderna e contemporanea; martedì 5 luglio, ore 11-14, aula di Paleografia; martedì 6 settembre, ore 11-14, aula di Paleografia; martedì 20 settembre, ore 11-14, aula A di Storia medievale NOTE: L'esame sarà
scritto, con alcune domande a risposta aperta sui principali argomenti
trattati nei testi in programma.
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LEZIONI: argomenti trattati, materiali utilizzati, opere citate:
venerdì 18
marzo
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Presentazione del
corso: testi d'esame, possibilità di esercitazioni di scrittura
per i frequentanti. |
martedì 22 marzo audio della lezione: |
Notizie di biografia gramsciana. Un passaggio molto importante per la conoscenza del personaggio di Gramsci presso il grande pubblico fu la pubblicazione del libro di Giuseppe Fiori Vita di Antonio Gramsci (Laterza 1966), scritto anche intervistando diverse persone che avevano conosciuto Gramsci, a cominciare da alcuni dei suoi fratelli e sorelle. Interamente basato su racconti di prima mano è Gramsci vivo nelle testimonianze dei suoi contemporanei (Feltrinelli 1977), curato da Mimma Paulesu Quercioli, nipote di Gramsci (figlia della sorella Teresina e di Paolo Paulesu). Figlio di un fratello di Mimma, e dunque pronipote di Gramsci, è Luca Paulesu, autore di Nino mi chiamo. Fantabiografia del piccolo Antonio Gramsci (Feltrinelli 2012). Un utilissimo testo che ricostruisce i passaggi principali della vita di Gramsci è la "Cronologia della vita di Antonio Gramsci", pubblicata per la prima volta nella edizione del 1965 delle Lettere dal carcere, curata per Einaudi da Sergio Caprioglio e Elsa Fubini, e poi ripresa in diverse occasioni, compresa la edizione critica dei Quaderni del carcere, curata da Valentino Gerratana per Einaudi nel 1975. |
venerdì 1 aprile audio della lezione: |
Sardo,
gobbo, comunista, carcerato: Nino (L. Paulesu, Nino mi chiamo. Milano,
Feltrinelli, 2012: 25). Il pensatore Gramsci, l'autore dell'Opera del carcere
(Quaderni + Lettere) è anche, fortemente, 'Nino': temi,
termini e interessi elaborati nei Quaderni sono presenti nelle Lettere,
e a volte ne sono illuminati. Così, se nei Quaderni il folklore
è insieme "concezione del mondo e della vita" ma anche
"agglomerato indigesto di frammenti di tutte le concezioni del mondo
e della vita che si sono succedute nella storia" (Q.
27.1: 2011-12), nelle Lettere vediamo che l'uomo Gramsci (Nino)
parla di se medesimo negli stessi termini: "E ognuno di noi non fa
continui sforzi per unificare la propria concezione del mondo, in cui continuano
a sussistere frantumi eterogenei di mondi culturali fossilizzati?"
(Lettera
a Tania del 15/10/1931). I Quaderni si presentano in forma asistematica, sia nel senso che non propongono un sistema critico-filosofico-politico compiuto, sia nel senso che si compongono di tante annotazioni distinte, spesso non collegate tra loro. Ma gli interessi di Gramsci sui temi da approfondire mostrano una forte coerenza di fondo, come vediamo da quanto dice in varie lettere e in due programmi di lavoro che aprono il primo quaderno (1929) e l'ottavo (1931). Per un esempio del metodo di lavoro dei Quaderni, del rapporto con le fonti disponibili (non poche, ma certo non tali da consentire un lavoro scientifico completo), si è visto il paragrafo 58 del Quaderno 15 (del 1933), intitolato "Critica letteraria", in cui Gramsci prende spunto da un articolo di Educazione fascista su Paul Nizan per ragionare sui rapporti tra politica e letteratura, e poi su quelli tra storia, politica e cultura, e su quanto sia importante la questione della "letteratura popolare", dato che essa "rappresenta la parte maggiore del problema di una nuova letteratura in quanto espressione di un rinnovamento intellettuale e morale: perché solo dai lettori della letteratura d'appendice si può selezionare il pubblico sufficiente e necessario per creare la base culturale della nuova letteratura"; la conclusione è che "La premessa della nuova letteratura non può non essere storico-politica, popolare: deve tendere a elaborare ciò che già esiste, polemicamente o in altro modo non importa; ciò che importa è che essa affondi le sue radici nell'humus della cultura popolare così come è, coi suoi gusti, le sue tendenze ecc., col suo mondo morale e intellettuale sia pure arretrato e convenzionale". Insomma, tema trasversale a tutti i Quaderni, motivo conduttore, è il nesso tra politica e cultura, con il decisivo ruolo che in esso giocano gli 'intellettuali' (siano essi i Benedetto Croce o i redattori dell'Ordine Nuovo, i capi reparto della FIAT o i dirigenti dei Consigli di fabbrica, i maestri di scuola, i sottufficiali dell'esercito o i militanti dei partiti politici...), e la costante riaffermazione, da parte di Gramsci, di un punto di vista interno al mondo delle classi subalterne. Gramsci (Nino) può essere anche duramente critico ("agglomerato indigesto..."), ma sottintende sempre un "noi", un essere parte di una storia e di una condizione comune, da cambiare anche con una "rivoluzione culturale" (Q. 8.171: 1044). |
martedì 5 aprile audio della lezione: |
Prefazione
di Giovanni Pizza al libro di Kate Crehan. Differenziazione della presenza
di Gramsci negli studi italiani, a seconda delle tradizioni disciplinari:
la presenza è stata forte nella tradizione demologica, nulla nella
tradizione etnologica, parziale in quella antropologico-culturale. Molto
interessante per noi oggi è il confronto con chi ha fatto di Gramsci
un interlocutore importante per gli studi antropologici, ma in un contesto,
come quello dell'antropologia americana, del tutto indipendente dai dibattiti
italiani degli scorsi decenni. Particolarmente affine all'approccio antropologico
è lo stile analitico 'molecolare', tipico di Gramsci, sui temi
delle differenze culturali correlate ai rapporti di potere. |
venerdì 8 aprile audio della lezione: |
Osservazioni sul modo e sul senso di 'fare politica' e di essere un politico
comunista ai tempi di Gramsci. Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia; Cap. 1 Introduzione: La scienza antropologica moderna si è sviluppata nel contesto dell'espansione coloniale occidentale, e ha avuto anche effetti di razionalizzazione del colonialismo stesso, ma l'antropologia è stata anche un reale tentativo di comprendere e valorizzare il punto di vista 'altro', dei colonizzati. Un effetto secondario e involontario di questo impegno di comprensione e valorizzazione è stato quello di fornire a volte una immagine che tendeva a esagerare coesione e 'diversità' delle società descritte. Cap. 2 Vita e opere di Gramsci: Gramsci marxista 'duttile'; "pessimismo della volontà, ottimismo dell'intelligenza". Inizio Cap. 3 Antropologia e cultura: alcuni presupposti: Tre assunti sembrano far parte dei fondamenti del concetto antropologico di 'cultura', e sembrano particolarmente persistenti, in epoche diverse e nelle più diverse scuole di pensiero; questi tre assunti sono: il carattere sistemico delle culture, il fatto che le culture costituiscono entità distinte e delimitate, la caratterizzazione delle culture studiate dagli antropologi sulla base dell'opposizione modernità-tradizione. Cenni di storia del termine 'cultura': la tradizione universalista illuminista e l'interscambiabilità dei termini 'cultura' e 'civiltà'; il romanticismo, Herder e le 'culture' (al plurale) come modi di vivere di ogni popolo (e nesso tra 'cultura' e 'tradizione'), la definizione di 'cultura' di Tylor (1871). Il primo assunto (culture come sistemi): Geertz e la "logica informale della vita effettiva". |
martedì 12 aprile audio della lezione: |
Kate Crehan, Gramsci,
cultura e antropologia: capitolo 3 "Antropologia e cultura: alcuni
presupposti" |
venerdì 15 aprile audio della lezione: |
Crehan
traccia un paragone tra l'approccio analitico gramsciano e quello proprio
della tradizione antropologica, in relazione al concetto di cultura. Per
l'antropologia le culture sono organismi modellati secondo logiche proprie,
che gli antropologi interpretano e ricostruiscono; le culture sono entità
delimitate; l'opposizione fondamentale è fra tradizione e modernità.
In Gramsci i mondi culturali subalterni sono tutt'altro che sistemici; l'oggetto
primario di interesse non sono 'le culture' ma i rapporti di potere e le
relazioni sociali, fluidi e mutevoli, da delimitarsi di volta in volta in
funzione di questioni e obiettivi specifici; la opposizione fondamentale
è tra dominanti e dominati. Si possono aggiungere, a tutto questo,
alcune osservazioni. Innanzitutto va ricordato che ci sono due asimmetrie,
tra gli approcci antropologici e quello gramsciano: da un lato gli antropologi
si occupano dei loro oggetti di studio in modo 'disinteressato', cioé
di norma i loro studi non hanno l'obiettivo di cambiare le realta studiate,
e dall'altro lo fanno potendo prendere in considerazione, in linea di principio,
l'intero corpo sociale (questo vale in particolare per l'etnologia). Gramsci,
invece, è del tutto 'interessato' nelle sue analisi, che sono finalizzate
proprio alla trasformazione radicale della società, e si occupa però,
ragionando sui mondi culturali subalterni, solo di una parte di quella che
è una realtà socialmente stratificata (così come fanno
i demologi), e solo dell'aspetto che potremmo dire 'valoriale' della sua
cultura (concezioni del mondo e della vita). D'altro canto, se gli antropologi
'interpretano' le culture studiate, in parte questo è vero anche
per Gramsci, per esempio quando discute di concezioni del mondo implicite
ed esplicite, laddove quelle esplicite (asserite) possono secondo lui essere
diverse da quelle implicite (vissute, agite, almeno occasionalmente), e
anche in contrasto con esse e con gli interessi 'reali' (di classe) dei
subalterni. Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia: capitolo 4 "Cultura e storia"; capitolo 5 "Cultura subalterna". |
martedì 19 aprile audio della lezione: |
Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia: capitolo 5 "Cultura subalterna". |
venerdì 22 aprile audio della lezione: |
Kate Crehan, Gramsci, cultura e antropologia: capitolo 6 "Intellettuali e produzione della cultura"; capitolo 7 "Gramsci ora". |
martedì 26 aprile audio della lezione: |
Giorgio
Baratta (1938-2010): gli interessi, il personaggio, lo stile. Fonti: Pietro
Clemente, "Per
Giorgio Baratta. Prove d'orchestra". Lares, 77. (2011),
n. 3: 445-457; Sandra Dugo, "Filosofia
in contrappunto. Intervista a Giorgio Baratta". Il Giornale
di Filosofia, 2/10/2005,
http://www.giornaledifilosofia.net/public/scheda.php?id=35. Video citati: New York e il mistero di Napoli. Viaggio nel mondo di Gramsci. Regia: Gianni Amico, Giorgio Baratta. Italia, 1993, 49’ 17’’ (scheda completa del film: http://www.lacinetecasarda.it/MSAV/vedischede.php?ID=833 ; una versione parzialmente in inglese è su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=j3eL9TJM5BQ); Gramsci Bartòk. Dialogo in contrappunto di Giorgio Baratta, testi di Antonio Gramsci e Tania Schucht, con le voci di Mario Faticoni e Clara Murtas, al pianoforte Silvia Corda, musiche di Bela Bartok. Colosseo Nuovo Teatro - Roma 26 ottobre 2010 (http://etheatre.altervista.org/videos/il-nostro-gramsci/) |
venerdì 29 aprile |
Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto: Introduzione e Parte prima. Dialettica, traducibilità, contrappunto; unificazione del genere umano, rivoluzione passiva (americanismo), umanesimo della convivenza; filologia vivente, umanesimo assoluto: "cosa è l'uomo?" l'uomo è un processo, il processo dei suoi atti, è una serie di rapporti attivi; l'umanità che si riflette in ogni individualità è composta di diversi elementi: 1) l'individuo 2) gli altri uomini 3) la natura; con gli altri uomini e con la natura ogni individuo entra in rapporto 'organicamente', cioè in quanto membro di diversi organismi, di diverse associazioni; ogni individuo è dunque il centro di annodamento di un complesso di rapporti, e l'individualità di ognuno è l'insieme di questi rapporti. |
martedì 3 maggio audio della lezione: |
Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto: cap. 4 Cultura: cultura/attività, cultura/civiltà, cultura/lotta egemonica. |
venerdì 6 maggio audio della lezione: |
Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto: cap. 6 Subalterni, cap. 7 Senso comune, cap. 8 Folclore e filosofia. Il dialogo con la lettura di Gramsci fatta da Alberto M. Cirese. Cenni sul ruolo di Cirese negli studi demologici italiani [scarica da qui il .pdf di una scheda biografica essenziale; qui puoi vedere una videointervista del 2001]. |
martedì 10 maggio audio della lezione: |
Giorgio Baratta, Antonio Gramsci in contrappunto, cap. 8 Folclore e filosofia; Alberto Mario Cirese, «Concezioni del mondo, filosofia spontanea e istinto di classe nelle 'Osservazioni sul folclore' di Antonio Gramsci»; Fabio Dei, «Gramsci, Cirese e la tradizione demologica italiana». |
venerdì 13 maggio audio della lezione: |
Ancora
sul confronto tra Baratta, Cirese e Dei. Le diverse letture di Baratta e
di Dei sulla interpretazione ciresiana per cui, per Gramsci, "Ogni
combinazione di elementi culturali che formi il portato di un gruppo sociale
comunque identificabile viene a costituire una sorta di «unità
di fatto», che può essere guardata dal punto di vista del gruppo
che vi si riconosce e che dunque può essere legittimamente chiamata
«concezione del mondo» perché, pur non essendolo per
noi, tale essa è per altri". La ricostruzione di
Fabio Dei del ruolo, potenziale e attuale, di Gramsci e di de Martino per
la nascita e lo sviluppo di studi rinnovati sulla cultura popolare in Italia,
e la sua discussione del lavoro di Cirese, in campo sia teorico sia di politica
culturale ed accademica. Fonti: Giorgio Baratta, «Gramsci ritrovato tra Cirese e i 'cultural studies'». Critica marxista, n. 2, 2009, p. 52-61; Fabio Dei, Beethoven e le mondine. Ripensare la cultura popolare. Roma, Meltemi, 2007 (1. ed.: 2002); Fabio Dei, «Dove sì nasconde la cultura subalterna? Folk e popular nel dibattito antropologico italiano», in Bulgaria-Italia. Dibattiti, culture locali, tradizioni. A cura di M. Santova, M. Pavanello. Sofia, Casa Editrice dell'Accademia delle Scienze «Prof. Marin Drinov», 2006, p. 145-152; Fabio Dei, «Un museo di frammenti. Ripensare la rivoluzione gramsciana negli studi folklorici». Lares, 74. (2008), n. 2, p. 445-464; Fabio Dei, «Gramsci, Cirese e la tradizione demologica italiana». Lares, 77. (2011), n. 3, p. 501-518; Fabio Dei, "Cap. 7: Folklore, cultura popolare, cultura di massa". In Id., Antropologia culturale. Bologna, Il Mulino, 2012: 107-123; Fabio Dei, "L'antropologia italiana e il destino della lettera D". L'Uomo, n. 1-2, 2012: 97-114. |
martedì 17 maggio audio della lezione: |
Nuoro 2007: «Gramsci ritrovato tra cultural studies e antropologia» |
venerdì 20 maggio |
[oggi abbiamo partecipato all'apertura della sesta edizione del Festival di Storia, organizzato dal Nuovo Cinema Palazzo, sul tema Genova 2001; qui il programma]
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martedì 24 maggio audio della lezione: |
Nuoro
2008: «Gramsci ritrovato tra Cirese e cultural studies». Giorgio Baratta come ispiratore dei due incontri nuoresi: lo spazio delll'antropologia in Gramsci (antropologia 'filosofica' - "cosa è l'uomo?" - e antropologia 'culturale' - cultura, intellettuali, consapevolezza/spontaneità, senso comune, folklore) gli ha suggerito di chiamare al dialogo, fra loro e con Gramsci, una serie di studiosi, soprattutto antropologi italiani. Nel 2007 il confronto è stato con le interpretazioni degli studi culturali/subalterni/postcoloniali sul mondo contemporaneo, "grande terribile complicato". Nel 2008 il confronto è stato con il lavoro di Alberto Mario Cirese. Nei testi di Baratta di questo periodo, che abbiamo esaminato (il cap. 8 "Folclore e filosofia" di Antonio Gramsci in contrappunto, gli interventi nei convegni nuoresi del 2007 e del 2008, e il saggio «Gramsci ritrovato tra Cirese e i 'cultural studies'»), notiamo, fra l'altro, due fili conduttori: la sottolineatura di alcune consonanze profonde che lui vede tra lo stile, l'approccio, gli interessi di Gramsci e quelli di Cirese (gli usi di 'cultura', i rapporti centro/periferia, la filologia, il gioco delle differenze e delle invarianze) da un lato, e dall'altro il ricorrere della questione "se i subalterni possano parlare". Quest'ultima era la domanda che dava il titolo a un saggio del 1988 di Gayatri Spivak [qui il pdf], e Giorgio Baratta ne ha fatto un tema a cui ha prestato spesso attenzione, dando alla domanda risposte anche diverse (come ricostruisce Fabio Frosini nel 2011 [qui il pdf]), ma sempre interessanti. Due temi ancora: il riconoscimento, in consonanza tra Baratta e Cirese, di Gramsci come "modellatore di concetti scientifici generali", i cui scritti sono attraversati dalla "tensione tra struttura e storia"; la negoziazione, indotta dall'iniziativa di confronto inventata da Baratta, su temi e valori possibili per una "speranza di comunità umana solidale": temi e valori ai quali Cirese rifiuta di associare il termine 'comunismo', che rinvia a una realtà storica precisa e identificabile (dalla quale lo stesso Gramsci, per Cirese, guadagnerebbe ad essere disancorato), ma su cui si dichiara aperto al confronto (su questo si vedano i commenti di Pietro Clemente alla fine dell'incontro del 2008). |
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