Le nove vite di Alberto Mario Cirese 9 La ricerca sul campo
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Angelo Maria Ciarlitto alla zampogna e Mario Ciarlariello, cantore, a Fossalto, 1 maggio 1955. Foto di A. M. Cirese (Archivio Cirese, Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale - Roma) |
Ma nel 1955 Alberto Cirese
pubblicò pure il suo primo libro, Gli studi di tradizioni popolari
nel Molise. Profilo storico e saggio di bibliografia (Roma, De Luca, 1955),
che segna un punto di svolta nella sua storia intellettuale: si era ormai consumato
l'allontanamento da Ernesto de Martino, e questo libro sul Molise marca anche
l'abbandono della prospettiva etnologica, che sul tema della lamentazione funebre
aveva molto impegnato Cirese, anche nell'ipotesi di una collaborazione con de
Martino, e il consolidamento di quella demologica, su cui pure Cirese si era
già esercitato nelle sue prime pubblicazioni e nell'esperienza della
Lapa. Questa svolta troverà poi sbocco nell'avvio della sua carriera
accademica: nel 1956 otterrà la abilitazione alla libera docenza in Letteratura
delle tradizioni popolari, e nell'anno accademico 1957/1958 inizierà
ad insegnare Storia delle tradioni popolari all'Università di Cagliari.
Tra fine aprile e inizio maggio del 1955 Cirese torna per la terza e ultima
volta a fare rilevazioni sul campo in Molise: il 30 aprile è a San Martino
in Pensilis, e il 1 maggio a Fossalto.
A San Martino registra 24 brani e scatta almeno 34 fotografie. L'evento da documentare
è la corsa dei carri trainati da buoi, che è parte del festeggiamento
di San Leo, e il canto della carrese ad essa associata. Sul tema delle
corse dei carri, indagato già a Ururi nel 1954, insieme con Diego Carpitella,
Cirese scriverà un
articolo pubblicato nel numero monografico della Lapa del 1955 dedicato
al Molise e alla memoria del padre Eugenio; sullo stesso numero Carpitella pubblicherà
un
intervento sulla musica popolare molisana. La documentazione sui canti delle
carresi verrà poi utilizzata per un
capitolo del secondo volume di Canti popolari del Molise pubblicato
nel 1957.
A Fossalto Cirese
era già stato l'anno prima con Diego Carpitella e poi da solo, raccogliendo
canti, interviste e testimonianze sui riti del maggio e su molti altri temi.
Frutto della rilevazione del 1955 è soprattutto una serie di almeno 35
fotografie, di qualità molto migliore rispetto a quelle scattate l'anno
prima, che testimonia l'intento preciso di documentare visivamente l'intero
svolgimento del rito della pagliara. Anche sui riti del maggio Cirese
scrisse un articolo
per il numero della Lapa sul Molise, e nello stesso 1955 vi
tornò in forma più estesa per la rivista Slovenski Etnograf
di Lubiana. Il secondo volume di Canti popolari del Molise pubblicato
nel 1957 avrà un
capitolo sui "Canti per il maggio" che pubblicherà anche
i documenti raccolti sul campo da Alberto Cirese.
Alcuni anni dopo, nel 1961, la corsa dei carri di San Martino in Pensilis fu
l'oggetto di un documentario
di Zeno Gabbi, La carrese, per il quale Cirese svolse la consulenza etnografica.
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