Le nove vite di Alberto Mario Cirese 9 La ricerca sul campo
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Preparativi per la corsa dei carri a San Martino in Pensilis, 30 aprile 1955. Fotografia di A. M. Cirese, pubblicata a p. 491 di A. M. Cirese, Des paysans de Rieti à l'ordinateur. Où en est la démologie? Intervista a cura di Françoise Loux e Cristina Papa, in "Ethnologie française", 25. (1994), n. 3: 484-496 (Archivio Cirese, Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale - Roma). |
Negli oltre sei decenni
di esperienza di studio di Alberto Cirese la ricerca sul campo non sembra avere
avuto un ruolo di primo piano. Ma è davvero così?
Sì, la massima parte dei suoi scritti verte su questioni teoriche o su
temi di storia degli studi. Eppure, da un lato le ricerche svolte sul campo
da lui personalmente nella prima metà degli anni Cinquanta tra Lazio
e Molise hanno un valore centrale, fondativo, per il suo avviarsi alla ricerca
in campo antropologico, dall'altro le attività di promozione, direzione
e studio delle ricerche svolte sul campo da altri studiosi, giovani e non, sono
state lungamente al centro dei suoi interessi.
Così, nel quindicennio di lavoro all'Università di Cagliari, Cirese
assegna numerosissime tesi di rilevazione sul campo, fonda l'Atlante Demologico
Sardo e dirige la sua rivista BRADS (Bollettino e Repertorio dell'Atlante
Demologico Sardo; entrambe le iniziative saranno proseguite da Enrica Delitala).
E, soprattutto, tra il 1968 e il 1972, progetta e dirige il lavoro di quaranta
ricercatori che raccolgono fiabe, leggende, storie e aneddoti, indovinelli,
proverbi, notizie sui modi tradizionali di espressione e di vita in tutte
e venti le regioni italiane: questa ricerca, promossa dalla Discoteca di Stato
(oggi Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi), è stata la
prima (e fino ad ora unica) campagna nazionale di rilevazione delle tradizioni
orali non cantate italiane. E Tradizioni orali non cantate si chiamerà
l'inventario degli esiti di quella rilevazione, classificato per tipi e motivi,
che Alberto Cirese redigerà insieme a Liliana Serafini, sua moglie e
anche lei studiosa di tradizioni orali. A questo lavoro, pubblicato dalla Discoteca
di Stato nel 1975, Cirese resterà sempre particolarmente affezionato,
sino a considerarlo il più importante tra tutti quelli da lui prodotti
nel corso delle sua carriera.
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