Le nove vite di Alberto Mario Cirese

1: Le patrie culturali

 

 


1.22 Eugenio Cirese

Eugenio Cirese nella casa di Castropignano, nel chiuschette, giugno 1953 (Archivio Cirese, Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale - Roma)

 


"Se penso agli inizi del mio itinerario culturale, dico: mio padre, il Musée de l'Homme di Parigi e i contadini socialisti della Piana di Rieti". Così si esprimeva Alberto Cirese nel corso di una intervista che gli fecero nel 1994 Cristina Papa e Françoise Loux per la rivista Ethnologie française.
Il Musée de l'Homme di Parigi è il posto dove Cirese si recò tra il gennaio e l'estate del 1953, con una borsa di studio, per fare ricerca sulla lamentazione funebre, con taglio etnologico. La ricerca non ebbe sbocchi, perché di quel tema cominciò a occuparsi Ernesto de Martino, e la progettata collaborazione tra i due studiosi non solo non si realizzò, ma si mutò in una rottura di rapporti. L'esperienza di studio a Parigi resta però centrale nella formazione di Cirese, che strinse rapporti, raccolse materiale e scoprì prospettive di ricerca che coltivò e sviluppò per tutta la vita.

I contadini socialisti della piana di Rieti sono stati tra i protagonisti di quel primo decennio postbellico in cui l'impegno principale di Alberto Cirese fu nella politica: Cirese fu assessore per il PSI al Comune e alla Provincia di Rieti, scriveva sull'Avanti!, su Socialismo, su Mondo Operaio e sul Calendario del popolo, girava in vespa a tenere comizi e riunioni in tutta la provincia. È in questo periodo che «i contadini socialisti della piana di Rieti» gli si fanno maestri : sono gli Armando Nobili e i Carlo Di Carlo (detto ‘Baffone’), contadini che dialogano da pari a pari con i compagni intellettuali e i professori universitari, e che Cirese continuerà a ricordare in tante occasioni.
Il padre Eugenio gli fu di ispirazione fin dagli anni Quaranta, quando raccoglieva i materiali per i Canti popolari della Provincia di Rieti, la cui pubblicazione sarà curata da Alberto nel 1945. Tra questi materiali furono in particolare quelli sulla lamentazione funebre a suscitare il suo interesse, che verrà sviluppato nella tesi di laurea e poi nelle prime pubblicazioni scientifiche. Tra il 1953 e il 1955 Eugenio coinvolse Alberto nella breve ma intensissima esperienza della rivista La Lapa. Argomenti di storia e letteratura popolare, pensata e finanziata da Eugenio e realizzata da Alberto, il tutto nella loro casa di Viale dei Flavi a Rieti. Fu una iniziativa in cui la dimensione editoriale minima era inversamente proporzionale alla ampiezza di interessi e alla qualità dei contributi ospitati. E fu, per Alberto, la sede in cui mettere a frutto le freschissime scoperte parigine e la palestra in cui esercitarsi in una continuativa e intensa attività di scrittura e di politica culturale, in cui si veniva anche costruendo e definendo la sua identità intellettuale.

Eugenio Cirese nacque a Fossalto il 21 febbraio 1884. La famiglia si trasferì a Castropignano nel 1910, due anni dopo la morte del padre Luigi. Già da alcuni anni Eugenio insegnava nelle scuole elementari: fu maestro e poi direttore didattico e ispettore scolastico, lavorando tra Molise, Abruzzo e Lazio. Ad Avezzano conobbe e sposò nel 1920 Aida Ruscitti, maestra anche lei, ed ebbero due figli, Alberto Mario e Enzo. Dal 1940 Rieti fu la sede di lavoro definitiva, e a Rieti Eugenio morì l'8 febbraio 1955.
Eugenio Cirese è stato il maggiore poeta in dialetto molisano del Novecento. Pubblicò raccolte di versi (Ru cantone de la Fata, 1915; Suspire e risatelle, 1918; Rugiade, 1932; Lucecabelle, 1951), raccolte di prose e racconti (Tempo d'allora, 1939), il libro sussidiario per le scuole del Molise Gente buona (1925), canzoni (Canzone d'atre tiempe, 1924), molti scritti sul dialetto, la poesia, il Molise, due importanti raccolte di canti popolari (Canti popolari della Provincia di Rieti, 1945 e I canti popolari del Molise, 1953)
e infine promosse, e produsse insieme al figlio Alberto, la rivista La Lapa. Argomenti di storia e letteratura popolare (1953-1955).
Alberto, quattro decenni dopo la morte del padre, realizzò un autentico monumento alla sua figura di intellettuale, curando l'edizione di Oggi domani ieri. Tutte le poesie in molisano, le musiche e altri scritti (Isernia, Marinelli, 1997), che raccoglie in due volumi tutta l'opera poetica di Eugenio Cirese, edita e inedita, e ci dà anche qualche esempio di quella musicale (Eugenio Cirese era autore di testi e musiche) e di quella saggistica, corredando il tutto di diversi apparati critici e di una nota biografica.
In anni recenti diverse iniziative editoriali hanno riproposto l'opera di Eugenio Cirese:
- la ristampa della rivista La Lapa: La Lapa. Argomenti di storia e letteratura popolare (1953-1955). Di Eugenio e Alberto Mario Cirese. Ristampa anastatica a cura dell'Istituto 'Eugenio Cirese' di Rieti, con il patrocinio dell'Università degli Studi del Molise. Nota introduttiva di Pietro Clemente. Indici, cura grafica e redazionale di Roberto Marinelli, con la consulenza di Alberto Mario Cirese. Isernia, Marinelli, 1991
- l'antologia poetica in inglese e molisano Molisan poems. Selected poems. Traslated by Luigi Bonaffini. Afterword by Luigi Biscardi
. Bilingual edition, Toronto, Guernica, 2000
- la ristampa di Gente buona. Libro sussidiario per le scuole del Molise. Lanciano, Giuseppe Carabba editore, 1925. Ristampa, con 'Note di memoria' di Alberto Mario Cirese e 'Presentazione' di Pietro Clemente. Campobasso, Provincia di Campobasso - Biblioteca provinciale 'Pasquale Albino', 2007
- Com'a fiore de mientra. Omaggio in musica a Eugenio Cirese. A cura di Vincenzo Lombardi, Roma, Squilibri Editore, 2009; con testi di Sebastiano Martelli, Vincenzo Lombardi, Ferruccio Ulivi, Pier Paolo Pasolini, Ettore Paratore, e 14 poesie di Eugenio Cirese musicate da Roberto Barone e interpretate da Lucia Minetti
- la rivisitazione di musiche e di testi di E. Cirese da parte di Giuseppe 'Spedino' Moffa: Uauà. Omaggio in musica ad Eugenio Cirese, Roma, Squilibri Editore, 2022 (cd musicale con introduzione di Antonio Fanelli e dipinti di Fulvio Trivisonno).

Nell'archivio raccolto e organizzato da Alberto Mario Cirese sono conservate anche carte, documenti e fotografie del padre Eugenio e della madre Aida Ruscitti. Tra le fotografie ce ne sono alcune di Alfredo Trombetta, fotografo di Campobasso amico di Eugenio: una (secondo le indicazioni di A. M. Cirese) è del 1915, e a Castropignano ritrae, da destra, Nicola Cirese, il maestro Settimio, Eugenio Cirese e un altro amico; la dedica autografa dice "Al fratello del cantore della 'Fata' il compagno di peregrinazione Alfredo Trombetta". Un'altra ritrae Eugenio con la moglie Aida appena sposati, nel settembre 1920, nello studio di Trombetta a Campobasso. Ancora del 1920 è un altro ritratto di Eugenio. Del 1915 è una fotografia che sta tra le illustrazioni di Ru cantone de la Fata, che ritrae insieme Eugenio Cirese (Cumpà Cerascia) e Alfredo Trombetta (donn'Alfrede).
Del 1950 è una fotografia scattata da Pier Luigi Mariani a casa propria, a Rieti, con un gruppo di intellettuali: Alberto Cirese, Eugenio Cirese, Luigi Anderlini, Ferruccio Ulivi, Domenico (Memè) Campanelli, Arduino Angelucci.
Infine ci sono fotografie del poeta nella casa INCIS di Viale dei Flavi a Rieti: nello studio, nel 1943, e su un balcone, nel 1943 (ripreso dal figlio Enzo). Sullo stesso balcone, nello stesso periodo, sarà ritratta anche la sua gatta.






 

 

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