Le nove vite di Alberto Mario Cirese

1: Le patrie culturali

 

 


1.3 Rieti e la Sabina

 

"Dove è vissuta la sua famiglia dopo Avezzano?

Noi siamo andati via da Avezzano nel '35, mio padre era già andato
via nel '32, e poi quando anche mia madre ha avuto il trasferimento ci
siamo trasferiti a Rieti, dove io ho fatto il V ginnasio e il I liceo. Siamo
stati poi a Campobasso per tre anni e lì ho preso la licenza liceale e ho
cominciato, da pendolare, a frequentare l'Università a Roma; poi siamo
tornati di nuovo e definitivamente a Rieti. Nel Molise, a Castropignano,
ho trascorso, nella mia giovinezza, le vacanze estive."

Così, nella intervista del 21 aprile 2005 che chiude il libro di Antonio Fanelli "Come la lapa quand'è primavera". L'attività politica e culturale di Alberto Mario Cirese dal 1943 al 1957 e la rivista 'La Lapa', Alberto Cirese sintetizza i suoi spostamenti negli anni dell'infanzia e della prima giovinezza. A Rieti i Cirese aprono la casa di Viale dei Flavi, che sarà la casa di famiglia fino agli inizi degli anni Novanta, quando vi morirà novantottenne la madre Aida Ruscitti, il 6 gennaio del 1993, e dove era morto il padre Eugenio l'11 febbraio del 1955.

Rieti, casa INCIS di Viale dei Flavi (Archivio Cirese, Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale - Roma)

I primi documenti reatini che Alberto Cirese conserva nel suo archivio risalgono al 1936, quando, quindicenne, viene multato perché ha calpestato le aiole vicino a casa, e poi partecipa a un pranzo con un gruppo di amici e amiche. Ma Rieti è soprattutto il luogo della sua maturazione, del passaggio dalla gioventù alla maturità. A Rieti si stabilisce quando sta cominciando l'Università, iscritto alla Facoltà di Lettere della Sapienza di Roma. A Rieti, prima della guerra, sarà attivo nei GUF (Gruppi Universitari Fascisti), organizzando rassegne cinematografiche e scrivendo su diverse riviste. Da Rieti partirà per il servizio militare, concludendolo da sbandato l'8 settembre del 1943. A Rieti vivrà una breve ma intensa esperienza di partecipazione alla Resistenza. A Rieti scoprirà la politica attiva, approdando al Partito Socialista, venendo eletto nelle elezioni amministrative del 1946 e divenendo assessore con la giunta guidata dal sindaco socialista Angelo Sacchetti Sassetti; nel 1953 passerà poi a far parte della prima giunta dell'Amministrazione provinciale. A Rieti si sposerà con Liliana Serafini, l'8 gennaio del 1953. A Rieti, parallelamente all'impegno politico e amministrativo, stringe rapporti di amicizia e collaborazione con altri intellettuali (Luigi Anderlini, Ferruccio Ulivi, e altri) e avvia dunque l'impegno culturale e di studio che diverrà poi la sua dimensione d'elezione per tutto il resto della sua vita: “Se penso agli inizi del mio itinerario culturale, dico: ‘mio padre, il Musée de l’Homme di Parigi e i contadini socialisti della Piana di Rieti’”, disse Cirese in una intervista del 1994. Il rapporto con il padre Eugenio, uomo di scuola, poeta e studioso di poesia popolare, fu in effetti fondamentale per l'avvio dell'attività di ricerca di Alberto: collaborò con lui per l'edizione dei Canti popolari della Provincia di Rieti (Rieti, Nobili, 1945) e poi completò quella dei canti popolari del Molise pubblicando il secondo volume (Rieti, Nobili, 1957) dopo che Eugenio aveva edito il primo (Rieti, Nobili, 1953), ma soprattutto con lui tra il 1953 e il 1955 realizzò la rivista La lapa. Argomenti di storia e letteratura popolare. Fu una rivista interamente prodotta, gestita e finanziata dai Cirese, nella casa di Viale dei Flavi (che intanto Alberto aveva lasciato, dopo essersi sposato, per trasferirsi a Roma), ma con un respiro e interessi ampi, e collaborazioni nazionali e internazionali.

 

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