Le nove vite di Alberto
Mario Cirese
Per tutta la sua vita
Alberto Cirese ha avuto passione per la politica. La politica è
stata per lui, in gioventù, pratica e attività che lo ha
impegnato direttamente e poi, sempre, oggetto e insieme strumento di riflessione. |
Sul retro dell'immagine si legge "Al Compagno Professore Cirese / la sezione L. Cacciatore del P.S.I. di Fontespina / offre". Essendo Luigi Cacciatore morto il 17 aprile 1951, si può ipotizzare che la fotografia sia stata scattata in data successiva. (Archivio Cirese, Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale - Roma). |
Negli anni in cui era iscritto ai GUF Cirese a Rieti tenne conferenze su temi
culturali, organizzò proiezioni di alcuni classici della cinematografia
e pubblicò su diverse riviste una dozzina di articoli tra il 1940 e il
1942. Tra questi scritti i più consistenti sono: Per
una storia delle relazioni tra il Regno di Napoli e gli Albanesi, pubblicato
in tre parti tra il 1940 e il 1941 su Albania. Shqipní; Gli
Albanesi d'Italia nel Risorgimento sempre su Albania. Shqipní
nel n. 5 del 1941;
I valori dello spirito nella riorganizzazione europea, pubblicato
nel 1941 su Il Campano; Coscienza
europea, pubblicato nel 1942 su Giovane Europa.
Nel 1943 Cirese fece il servizio militare: dal 2 febbraio al 9-10 settembre
1943 come allievo ufficiale di complemento nel XIVº Reggimento di Fanteria,
XIº Battaglione d'Istruzione, Iª Compagnia, Iº Plotone. Dalle
Casermette di Gradisca d'Isonzo la Compagnia si spostò in Toscana: Sesto
Fiorentino, Villa Rodocanacchi a LArdenza presso Livorno, Pisa, Altopascio
di Lucca; si dissolse un paio di giorni dopo larmistizio dell8 settembre.
Di questi mesi restano un diario
e una fotografia.
Al brevissimo periodo resistenziale Cirese fa cenno nella Presentazione
a un volume di memorie di Antonio Cipolloni: Monelli di guerra. Storia di
fatti accaduti e vissuti a Rieti tra il 1943 e il 1944 (Rieti, Amministrazione
Comunale, 2003).
Sul periodo 1938-1945 della sua vita, e cioè sull'adesione al fascismo,
sull'esperienza militare, sull'avvicinamento alla Resistenza, sulle scelte politiche
del dopoguerra, con l'adesione al socialismo e l'impegno nella vita politica
reatina, Cirese tornò a riflettere criticamente e autocriticamente anche
nei suoi ultimi anni, in alcune note di memoria rimaste inedite: così
nel 2001, nel
2007 e ancora
nel 2007. Già
nel 1945, però, aveva scritto un intervento
sulla crisi esistenziale e civile di una generazione per la rivista Il Risveglio,
diretta da Ernesto Buonaiuti. Nel 2003 era stato intervistato
sulla sua attività politica nel primo dopoguerra.
Al periodo tra il 1943 e il 1957 è dedicato il lavoro di Antonio Fanelli
Come la lapa quand'è primavera (Campobasso, Biblioteca provinciale
Pasquale Albino, 2008), che ricostruisce l'attività politica e culturale
di Cirese in quegli anni, e pubblica una lunga intervista
con lui, realizzata nel 2005. Dopo la breve esperienza resistenziale con Lamberto
Bruschini, dunque, Cirese aderisce a Democrazia del Lavoro, guidata a Rieti
da Luigi Colarieti. A causa soprattutto delle posizioni non chiare di questa
formazione sulla scelta tra monarchia e repubblica, nell'aprile del 1945 Cirese
lascia questo partito e, insieme a Bruschini e a Luigi Anderlini, del quale
resterà amico per tutta la vita, aderisce al Partito Socialista. Figura
di spicco ne era allora, a Rieti, Lionello Matteucci, che fu anche sindaco della
città e deputato. Il 10 marzo del 1946 si tennero le prime elezioni amministrative:
a Rieti il Partito Socialista fu il più votato, e formò la Giunta
con i comunisti. Sindaco era Angelo Sacchetti Sassetti, socialista, che era
stato anche l'ultimo sindaco pre-fascista della città. Cirese fu assessore
per l'intera durata della legislatura, che si prolungò fino al 1952.
Su alcuni temi dell'attività della Giunta Cirese scrisse sull'Avanti!
nel 1949 e su Il
comune democratico nel 1950. Il 25 maggio del 1952 si tennero poi le
prime elezioni proviciali: Cirese fu ancora eletto, nel collegio di Forano,
e fu assessore della Giunta di sinistra presieduta da Luigi Colarieti. Anche
a questa esperienza Cirese accenna nell'intervista del 2003: In
Sabina andavo a fare i comizi con la vespa.
A partire dal 1947 e per tutto il decennio successivo saranno frequenti gli
scritti di Cirese su periodici militanti come l'Avanti!, Socialismo,
Voce socialista, Mondo Operaio, Politica Socialista e Calendario
del popolo. L'articolo Come
mi suoni, commare, ti ballo, ad esempio, comparve sull'Avanti!
nel 1951 (nell'edizione milanese il 3 novembre e in quella romana il 4) e fu
l'esito di una iniziativa della consiliatura reatina, che aveva promosso inchieste
sulle condizioni di vita dei lavoratori salariati e dei contadini. Anche questo
testo fu per Cirese l'occasione di una riflessione critica e autocritica sul
suo impegno politico di quegli anni, come si vede in una composizione
con foto e altri documenti che realizzò tra il 2005 e il 2007. C'è
un forte intreccio tra questo tipo di critica che trae spunto da riflessioni
politiche e alcuni ragionamenti che Cirese conduce su temi antropologici, sui
fondamenti stessi del pensiero antropologico. Lo si coglie già in un
intervento eleborato nel 1991, pubblicato una prima volta nel 1998 e infine
ripreso in una raccolta del 2010: Per
un'antropologia post-anti-etnocentrica. Un voluto e polemico gioco di parole.
L'antropologo Antonello Ciccozzi dedicherà un'attenzione specifica alle
posizioni ciresiane di 'politica dell'antropologia', per esempio nello scritto
del 2023 «Non
come lolio sullacqua».
Gli anni immediatamente precedenti e quelli immediatamente seguenti la metà
dei Cinquanta segnarono una svolta nella vita di Alberto Cirese: nel 1953 si
sposa con Liliana Serafini, con la quale, l'anno seguente, si trasferiscono
a vivere da Rieti a Roma (entrambi erano insegnanti); tra il 1953 e il 1955
Cirese vive l'intensissima esperienza della rivista La Lapa, realizzata
insieme al padre Eugenio, che l'aveva voluta; nel 1955 il padre Eugenio muore;
tra il 1950 e il 1954 Cirese studia e fa ricerca per la Scuola di perfezionamento
in scienze etnologiche diretta da Raffaele Pettazzoni all'Università
di Roma; pure tra il 1949 e il 1955 fiorisce e traumaticamente si esaurisce
l'amicizia e la collaborazione con Ernesto de Martino; nel 1955 Cirese pubblica
il suo primo libro, Gli
studi di tradizioni popolari nel Molise; nel 1956 ottiene l'abilitazione
alla libera docenza in Letteratura delle tradizioni popolari e dall'anno seguente
inizia a insegnare Storia delle tradizioni popolari all'Università di
Cagliari. Cirese insomma da politico militante si fa studioso professionista,
sviluppando quegli interessi che lo avevano portato a laurearsi nel 1944 con
Paolo Toschi. Alla ricerca e all'insegnamento universitario Cirese si dedicherà
interamente, fino a diventare uno dei protagonisti principali degli studi antropologici
italiani del secondo Novecento, e oltre.
Rimane comunque iscritto al Partito Socialista, è nella corrente di Lelio
Basso, e la sua partecipazione si concentra su temi di politica culturale, anche
presiedendo la Commissione cultura nazionale tra il 1957 e il 1958. Il suo principale
interlocutore divenne certamente Gianni
Bosio (1923-1971), come lui bassiano, con il quale nel tempo si svilupparono
diverse esperienze di collaborazione, e una intensa amicizia. Bosio fu una figura
di grande spessore politico e culturale: editore e 'organizzatore di cultura'
come lui stesso si definiva, fu però anche ricercatore e studioso dei
rapporti tra condizioni di vita e espressioni culturali delle classi popolari.
Alle relazioni tra Cirese e Bosio è dedicato il saggio del 2007 di Antonio
Fanelli Il
socialismo e la filologia. Il carteggio tra Alberto Mario Cirese e Gianni Bosio
(1953-1970).
I primi rapporti diretti tra Cirese e Bosio risalgono all'inizio degli anni
'50. E' nel febbraio del 1953 che Bosio propone a Cirese di collaborare con
la rivista Movimento operaio che lui aveva fondato nel 1949. I due si
scrivono e si scambiano materiali, ma la cosa non va in porto perché
Bosio viene allontanato dalla direzione della rivista alla fine di quell'anno,
su pressione del PCI. Ma Bosio dirige anche le Edizioni Avanti!, la casa editrice
del PSI, e propone a Cirese di pubblicare La Lapa con loro. In effetti
Bosio riuscì a dare notevole impulso alle Edizioni Avanti! tra il 1953
e il 1964, quando la casa editrice si rese autonoma dal PSI in conseguenza della
scissione dal Partito che diede vita al PSIUP. Il progetto La Lapa si
realizzò, e la terza e ultima annata (1955) della rivista di Eugenio
e Alberto Cirese fu stampata e distribuita dalle Edizioni Avanti! Bosio fu poi
un attivo interlocutore di Cirese nei suoi tentativi di continuare a far vivere
la rivista anche dopo la morte del padre Eugenio. Questi tentativi non andarono
a buon fine, ma furono l'occasione per coinvolgere diversi intellettuali di
sinistra, come Roberto Leydi e Paolo Grassi (oltre a Bosio) a Milano, Diego
Carpitella, Pier Paolo Pasolini, Giovanni Battista Bronzini, Tullio Seppilli,
Vittorio Lanternari e Vito Pandolfi (oltre a Cirese) a Roma.
Il trentaduesimo congresso del PSI tenutosi a Venezia nel febbraio 1957 segna
contemporaneamente un distacco di Bosio dalle vicende di partito e un temporaneo
maggior coinvolgimento di Cirese, che entra nel Comitato Centrale e assume la
direzione della Commissione cultura, scrivendo anche articoli più direttamente
politici (vedi per esempio Preferiamo
i narcotici? sull'Avanti! del 11/10/1957). L'esperienza di impegno
nei vertici del PSI si conclude per Cirese con il trentatreesimo congresso del
partito, tenutosi a Napoli nel gennaio 1959.
Tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60 i rapporti personali tra Bosio
e Cirese si fanno sempre più stretti, e il primo coinvolge e consulta
il secondo per le molteplici iniziative che intraprende. Ad esempio nel 1962
erano iniziate le attività editoriali, musicali e di ricerca del gruppo
del Nuovo Canzoniere
Italiano, e nel luglio 1964 si tenne a Inverigo, in casa di Mathias Deichmann,
un seminario sul tema "La razionalizzazione del folklore", al quale
parteciparono Gianni Bosio, Roberto Leydi, Cesare Bermani, Franco Coggiola,
Dante Bellamio, Michele Straniero, Gian Luigi Arcari, Giuseppe Morandi, Giorgio
Vezzani, Bruno Pianta, Gian Luigi Bravo, Caterina Bueno, Sandra Mantovani, Loris
Rosenholtz, Maria Vailati, Tullio Sau,
Gioietta Dallò. Le relazioni iniziali furono di Roberto Leydi, Italo
Sordi e A.
M. Cirese.
Il lavoro di ricerca, edizione e riproposta discografica e dal vivo del canto
sociale, prodotto dalle Edizioni Avanti! (poi Edizioni del Gallo) e dal Nuovo
Canzoniere Italiano, rendeva necessaria la creazione di un organismo che provvedesse
al coordinamento di tutte le attività e alla conservazione dei dati raccolti
sul campo. Bosio contava sul dialogo con Cirese e con Leydi per costruire questo
organismo, ma nei primi mesi del 1966 avviene una rottura tra Bosio e Leydi.
D'altro canto lo stile di lavoro del variegato gruppo di ricercatori e artisti
male si conciliava con assetti organizzativi troppo formalizzati, e così
la nascita di questo organismo fu particolarmente difficoltosa. Toccò
a Cirese, dopo diversi incontri preparatori tenutisi a Roma e a Milano tra il
1965 e il 1966, stendere nel 1966 il testo programmatico (la Premessa
allo Statuto) per il nuovo istituto, e questa stesura fu il frutto di una
ampia discussione tra Cirese stesso e Bosio. In una delle riunioni milanesi,
il 28 ottobre 1965, si decise di intitolare l'istituto a Ernesto de Martino,
scomparso il 6 maggio di quello stesso anno, e la denominazione poi fissata
dallo statuto fu "Istituto Ernesto De Martino per la conoscenza critica
e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario".
Cirese in seguito pubblicò a stampa più volte il testo della Premessa.
Nella fase di avvio della vita dell'Istituto, Cirese è molto presente,
al fianco di Gianni Bosio, anche impegnandosi nel favorire il dialogo tra la
ricerca militante svolta dall'Istituto e quella di altri studiosi, accademici
(Toschi, Santoli, Parlangeli) o non ancora tali (Carpitella).
L'ultima occasione di collaborazione di Cirese con Gianni Bosio è anche
la più stretta e intensa, e riguarda l'impresa degli Strumenti di
lavoro. Si trattava di una collana di pubblicazioni che le Edizioni del
Gallo stampò tra il 1965 e il 1971, e intendeva appunto offrire strumenti
per lo studio, la ricerca, la riproposta, l'intervento politico e culturale:
non saggi e interpretazioni, ma fonti, dunque o risultati di ricerche sul campo
originali o riedizioni di testi raccolti in passato, sempre basati su fonti
orali. La collana si articolava in tre sezioni: Archivi del movimento operaio,
a cura di Gianni Bosio; Archivi del mondo popolare, inizialmente curata
da Roberto Leydi e poi, dal 1966, curata da Cirese; Archivi delle comunicazioni
di massa e di classe, a cura di Cesare Bermani.
Della sezione Archivi del mondo popolare, in particolare, uscirono 12
volumi. I primi due editi (n. 1 del 1965, Osservazioni sui canti d'argomento
religioso non liturgici con esempi di raccolta in alcune località
della Valle Padana; n. 3 del 1966, Gli inni e le preghiere cantate della
Fratellanza Giurisdavidica (Lazzarettisti) del Monte Amiata) furono curati
da Leydi. A partire dal settembre 1966 la cura della sezione passò a
Cirese, che corredò nove volumi di una sua nota:
- n. 2, 1967: Canzoniere popolare. Canti popolari gia in uso a Cembra
raccolti e armonizzati da Giovanni Zanettin. Con una nota
introduttiva di A. M. Cirese
- n. 6, 1966: Egeria. Raccolta di poesie italiane popolari cominciata
da G. Mueller, dopo la di lui morte terminata e pubblicata da O.L.B. Wolff.
Con una nota
di A. M. Cirese
- n. 8, 1966: Agrumi. Volkstümliche Poesien aus allen Mundarten
Italiens und seiner Inseln. Gesammelt und übersetz von August Kopisch.
Con una nota
di A. M. Cirese
- n. 11, 1967: Canti del popolo veneziano per la prima volta raccolti
e annotati da Angelo Dalmedico. Con una premessa
di A.M. Cirese
- n. 15, 1967: Roseto, Pennsylvania, 19 giugno 1966. Una giornata di
inchiesta nella comunità italiana proveniente da Roseto Valfortore, Foggia,
dalle registrazioni di Carla Bianco. Prefazione
di A. M. Cirese
- n. 17, 1968: I componimenti minori della letteratura popolare italiana
nei principali dialetti, o Saggio di letteratura popolare dialettale
comparata di Francesco Corazzini. Con una nota
di A. M. Cirese
- n. 18, 1967: Canti popolari inediti umbri, liguri, piceni, piemontesi,
latini, raccolti e illustrati da Oreste Marcoaldi. Con una nota
di A. M. Cirese
- n. 19, 1967: Repertorio Tigri. Incipit, rimario e tavole di raffronto
delle tre edizioni dei Canti popolari toscani di G. Tigri (1856, 1860,
1869). A cura di Pina Di Iorio. Con una Premessa
di A. M. Cirese
- n. 20, 1967: Fonti lombarde, 1. Canti di Como, Somma Lombarda e Varese
editi nel 1867 da G. B. Bolza e da A. Casetti e V. Imbriani. Con una nota
di A. M. Cirese sugli studi di poesia popolare in Lombardia e un elenco alfabetico
dei testi a cura di Pina Di Iorio
Il n. 14 del 1967 fu Canzoni narrative raccolte in dieci località
dell'Italia centrale da Paola Raicich Tabet (1956-1964) e aveva una prefazione
di Vittorio Santoli, ma nessuno scritto di Cirese. Nel 1968 Cirese scrisse una
nota di presentazione
dell'intera sezione degli Strumenti di lavoro. Archivi del mondo popolare,
con un piano di lavoro che non sarà poi interamente realizzato.
Tra il 1966 e il 1968, dunque, Cirese lavora molto a questo progetto delle Edizioni
del Gallo. Ma proprio il 1967 risulterà l'anno di peggiore crisi finanziaria
per la casa editrice; Bosio ne aveva tentato il rilancio, coinvolgendo i partiti
della sinistra (PCI, PSI, PSIUP) e la CGIL, ma il tentativo non riuscì
e si rischiò il fallimento. Il carteggio Bosio-Cirese studiato da Antonio
Fanelli documenta le tensioni e i problemi che questa situazione determinò,
con Cirese che lamentava lo scarso supporto della casa editrice al lavoro suo
e dei suoi collaboratori, e Bosio che da un lato si batteva per la sopravvivenza
stessa della casa editrice e dall'altro cominciava a pensare che la configurazione
degli Archivi del mondo popolare fosse troppo schiacciata sul passato
per risultare utile a un dialogo con la situazione sociale e politica del tempo.
Tra i due non ci sarà mai rottura o litigio, ma certo dal 1968 in poi
Cirese allenterà via via i rapporti sia con Bosio sia, soprattutto, con
le attività dell'Istituto Ernesto de Martino. Nel 1970 si riattiverà
una collaborazione per la realizzazione di un disco con le registrazioni di
campo di Andreas Fridolin Weis Bentzon, studioso danese che svolse una importante
ricerca in Sardegna sulle launeddas, e con il quale Cirese era in rapporti.
Il disco uscì nel 1974, per i Dischi del Sole delle Edizioni del Gallo,
con una Presentazione di Cirese al libretto di accompagnamento (e ricordiamo
che già nel 1966 Cirese aveva collaborato alla realizzazione di un Disco
del Sole di argomento sardo, scrivendo la Presentazione
di copertina). Nel 2006, in un volume su Bentzon, Cirese pubblicò
una nota di memoria
che ricostruiva anche le vicende che portarono alla realizzazione del disco
di Bentzon.
La morte prematura e improvvisa di Gianni Bosio, avvenuta il 21 agosto del 1971,
favorisce l'ulteriore distacco di Cirese dalle attività dell'Istituto
de Martino, anche se i rapporti rimangono cordiali, in particolare con Cesare
Bermani. Nel 1975, dal 3 al 5 ottobre, si terrà a Mantova il convegno
"Bosio oggi", e Cirese parteciperà con un lungo intervento
("Gianni
Bosio: responsabilità intellettuale e impegno di classe"), in
seguito pubblicato più volte.
pagina composta il 28-03-2023 | aggiornata il 23-09-2024 | home: http://www.etesta.it/ |