Le nove vite di Alberto Mario Cirese
2: La politica attiva

 

Per tutta la sua vita Alberto Cirese ha avuto passione per la politica. La politica è stata per lui, in gioventù, pratica e attività che lo ha impegnato direttamente e poi, sempre, oggetto e insieme strumento di riflessione.
Da studente universitario, tra il 1938 e il 1942, fu iscritto ai GUF (Gruppi Universitari Fascisti). Nel 1943, tra il 2 febbraio e l'8 settembre, prestò servizio militare; dopo lo sbandamento dell'esercito italiano successivo all'armistizio dell'8 settembre, tornò a casa a Rieti, dove prese poi contatto con un gruppo di resistenti anti-tedeschi guidati dall'ufficiale dell'Esercito italiano Lamberto Bruschini e con la formazione partigiana "Giulio Porzio", guidata anch'essa da un ufficiale, Giovanni De Acutis, con la quale fu attivo tra l'ottobre 1943 e il giugno 1944, quando Rieti fu raggiunta dagli Alleati.


Sul retro dell'immagine si legge "Al Compagno Professore Cirese / la sezione L. Cacciatore del P.S.I. di Fontespina / offre". Essendo Luigi Cacciatore morto il 17 aprile 1951, si può ipotizzare che la fotografia sia stata scattata in data successiva. (Archivio Cirese, Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale - Roma).
Nel 1944 aderì poi a Democrazia del Lavoro, formazione politica di orientamento democratico-radicale, e nel luglio del 1945 entrò nel Partito Socialista Italiano. Con i socialisti Cirese fu eletto nel Consiglio comunale di Rieti nelle prime elezioni del dopoguerra, nel 1946, e da allora fino al 1952 fu anche assessore. Nel 1952 passò al neonato Consiglio provinciale, e fu assessore fino al 1956. Per le elezioni politiche nazionali del 1958 fu forte la pressione del PSI affinché si candidasse, ma lui non volle accettare: aveva scelto la strada dello studio e già si trovava all'Università di Cagliari. Ebbe comunque incarichi politici nazionali nel PSI, nel quale seguiva le posizioni di Lelio Basso, come la presidenza della Commissione cultura tra il 1957 e il 1958. Ancora nel 1964 partecipò attivamente alla scissione del PSI che portò alla nascita del PSIUP. Dopo lo scioglimento del PSIUP, nel 1972, non aderì più ad altri partiti, ma non cessò mai di riflettere sulle vicende politiche e sui nessi tra ideologie, pratiche politiche, cultura e concrete scelte di vita individuali e collettive.


Negli anni in cui era iscritto ai GUF Cirese a Rieti tenne conferenze su temi culturali, organizzò proiezioni di alcuni classici della cinematografia e pubblicò su diverse riviste una dozzina di articoli tra il 1940 e il 1942. Tra questi scritti i più consistenti sono: Per una storia delle relazioni tra il Regno di Napoli e gli Albanesi, pubblicato in tre parti tra il 1940 e il 1941 su Albania. Shqipní; Gli Albanesi d'Italia nel Risorgimento sempre su Albania. Shqipní nel n. 5 del 1941; I valori dello spirito nella riorganizzazione europea, pubblicato nel 1941 su Il Campano; Coscienza europea, pubblicato nel 1942 su Giovane Europa.
Nel 1943 Cirese fece il servizio militare: dal 2 febbraio al 9-10 settembre 1943 come allievo ufficiale di complemento nel XIVº Reggimento di Fanteria, XIº Battaglione d'Istruzione, Iª Compagnia, Iº Plotone. Dalle Casermette di Gradisca d'Isonzo la Compagnia si spostò in Toscana: Sesto Fiorentino, Villa Rodocanacchi a L’Ardenza presso Livorno, Pisa, Altopascio di Lucca; si dissolse un paio di giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre. Di questi mesi restano un diario e una fotografia.
Al brevissimo periodo resistenziale Cirese fa cenno nella Presentazione a un volume di memorie di Antonio Cipolloni: Monelli di guerra. Storia di fatti accaduti e vissuti a Rieti tra il 1943 e il 1944 (Rieti, Amministrazione Comunale, 2003).
Sul periodo 1938-1945 della sua vita, e cioè sull'adesione al fascismo, sull'esperienza militare, sull'avvicinamento alla Resistenza, sulle scelte politiche del dopoguerra, con l'adesione al socialismo e l'impegno nella vita politica reatina, Cirese tornò a riflettere criticamente e autocriticamente anche nei suoi ultimi anni, in alcune note di memoria rimaste inedite: così nel 2001, nel 2007 e ancora nel 2007. Già nel 1945, però, aveva scritto un intervento sulla crisi esistenziale e civile di una generazione per la rivista Il Risveglio, diretta da Ernesto Buonaiuti. Nel 2003 era stato intervistato sulla sua attività politica nel primo dopoguerra.
Al periodo tra il 1943 e il 1957 è dedicato il lavoro di Antonio Fanelli Come la lapa quand'è primavera (Campobasso, Biblioteca provinciale Pasquale Albino, 2008), che ricostruisce l'attività politica e culturale di Cirese in quegli anni, e pubblica una lunga intervista con lui, realizzata nel 2005. Dopo la breve esperienza resistenziale con Lamberto Bruschini, dunque, Cirese aderisce a Democrazia del Lavoro, guidata a Rieti da Luigi Colarieti. A causa soprattutto delle posizioni non chiare di questa formazione sulla scelta tra monarchia e repubblica, nell'aprile del 1945 Cirese lascia questo partito e, insieme a Bruschini e a Luigi Anderlini, del quale resterà amico per tutta la vita, aderisce al Partito Socialista. Figura di spicco ne era allora, a Rieti, Lionello Matteucci, che fu anche sindaco della città e deputato. Il 10 marzo del 1946 si tennero le prime elezioni amministrative: a Rieti il Partito Socialista fu il più votato, e formò la Giunta con i comunisti. Sindaco era Angelo Sacchetti Sassetti, socialista, che era stato anche l'ultimo sindaco pre-fascista della città. Cirese fu assessore per l'intera durata della legislatura, che si prolungò fino al 1952. Su alcuni temi dell'attività della Giunta Cirese scrisse sull'Avanti! nel 1949 e su Il comune democratico nel 1950. Il 25 maggio del 1952 si tennero poi le prime elezioni proviciali: Cirese fu ancora eletto, nel collegio di Forano, e fu assessore della Giunta di sinistra presieduta da Luigi Colarieti. Anche a questa esperienza Cirese accenna nell'intervista del 2003: In Sabina andavo a fare i comizi con la vespa.
A partire dal 1947 e per tutto il decennio successivo saranno frequenti gli scritti di Cirese su periodici militanti come l'Avanti!, Socialismo, Voce socialista, Mondo Operaio, Politica Socialista e Calendario del popolo. L'articolo Come mi suoni, commare, ti ballo, ad esempio, comparve sull'Avanti! nel 1951 (nell'edizione milanese il 3 novembre e in quella romana il 4) e fu l'esito di una iniziativa della consiliatura reatina, che aveva promosso inchieste sulle condizioni di vita dei lavoratori salariati e dei contadini. Anche questo testo fu per Cirese l'occasione di una riflessione critica e autocritica sul suo impegno politico di quegli anni, come si vede in una composizione con foto e altri documenti che realizzò tra il 2005 e il 2007. C'è un forte intreccio tra questo tipo di critica che trae spunto da riflessioni politiche e alcuni ragionamenti che Cirese conduce su temi antropologici, sui fondamenti stessi del pensiero antropologico. Lo si coglie già in un intervento eleborato nel 1991, pubblicato una prima volta nel 1998 e infine ripreso in una raccolta del 2010: Per un'antropologia post-anti-etnocentrica. Un voluto e polemico gioco di parole. L'antropologo Antonello Ciccozzi dedicherà un'attenzione specifica alle posizioni ciresiane di 'politica dell'antropologia', per esempio nello scritto del 2023 «Non come l’olio sull’acqua».
Gli anni immediatamente precedenti e quelli immediatamente seguenti la metà dei Cinquanta segnarono una svolta nella vita di Alberto Cirese: nel 1953 si sposa con Liliana Serafini, con la quale, l'anno seguente, si trasferiscono a vivere da Rieti a Roma (entrambi erano insegnanti); tra il 1953 e il 1955 Cirese vive l'intensissima esperienza della rivista La Lapa, realizzata insieme al padre Eugenio, che l'aveva voluta; nel 1955 il padre Eugenio muore; tra il 1950 e il 1954 Cirese studia e fa ricerca per la Scuola di perfezionamento in scienze etnologiche diretta da Raffaele Pettazzoni all'Università di Roma; pure tra il 1949 e il 1955 fiorisce e traumaticamente si esaurisce l'amicizia e la collaborazione con Ernesto de Martino; nel 1955 Cirese pubblica il suo primo libro, Gli studi di tradizioni popolari nel Molise; nel 1956 ottiene l'abilitazione alla libera docenza in Letteratura delle tradizioni popolari e dall'anno seguente inizia a insegnare Storia delle tradizioni popolari all'Università di Cagliari. Cirese insomma da politico militante si fa studioso professionista, sviluppando quegli interessi che lo avevano portato a laurearsi nel 1944 con Paolo Toschi. Alla ricerca e all'insegnamento universitario Cirese si dedicherà interamente, fino a diventare uno dei protagonisti principali degli studi antropologici italiani del secondo Novecento, e oltre.


Rimane comunque iscritto al Partito Socialista, è nella corrente di Lelio Basso, e la sua partecipazione si concentra su temi di politica culturale, anche presiedendo la Commissione cultura nazionale tra il 1957 e il 1958. Il suo principale interlocutore divenne certamente Gianni Bosio (1923-1971), come lui bassiano, con il quale nel tempo si svilupparono diverse esperienze di collaborazione, e una intensa amicizia. Bosio fu una figura di grande spessore politico e culturale: editore e 'organizzatore di cultura' come lui stesso si definiva, fu però anche ricercatore e studioso dei rapporti tra condizioni di vita e espressioni culturali delle classi popolari. Alle relazioni tra Cirese e Bosio è dedicato il saggio del 2007 di Antonio Fanelli Il socialismo e la filologia. Il carteggio tra Alberto Mario Cirese e Gianni Bosio (1953-1970).
I primi rapporti diretti tra Cirese e Bosio risalgono all'inizio degli anni '50. E' nel febbraio del 1953 che Bosio propone a Cirese di collaborare con la rivista Movimento operaio che lui aveva fondato nel 1949. I due si scrivono e si scambiano materiali, ma la cosa non va in porto perché Bosio viene allontanato dalla direzione della rivista alla fine di quell'anno, su pressione del PCI. Ma Bosio dirige anche le Edizioni Avanti!, la casa editrice del PSI, e propone a Cirese di pubblicare La Lapa con loro. In effetti Bosio riuscì a dare notevole impulso alle Edizioni Avanti! tra il 1953 e il 1964, quando la casa editrice si rese autonoma dal PSI in conseguenza della scissione dal Partito che diede vita al PSIUP. Il progetto La Lapa si realizzò, e la terza e ultima annata (1955) della rivista di Eugenio e Alberto Cirese fu stampata e distribuita dalle Edizioni Avanti! Bosio fu poi un attivo interlocutore di Cirese nei suoi tentativi di continuare a far vivere la rivista anche dopo la morte del padre Eugenio. Questi tentativi non andarono a buon fine, ma furono l'occasione per coinvolgere diversi intellettuali di sinistra, come Roberto Leydi e Paolo Grassi (oltre a Bosio) a Milano, Diego Carpitella, Pier Paolo Pasolini, Giovanni Battista Bronzini, Tullio Seppilli, Vittorio Lanternari e Vito Pandolfi (oltre a Cirese) a Roma.
Il trentaduesimo congresso del PSI tenutosi a Venezia nel febbraio 1957 segna contemporaneamente un distacco di Bosio dalle vicende di partito e un temporaneo maggior coinvolgimento di Cirese, che entra nel Comitato Centrale e assume la direzione della Commissione cultura, scrivendo anche articoli più direttamente politici (vedi per esempio Preferiamo i narcotici? sull'Avanti! del 11/10/1957). L'esperienza di impegno nei vertici del PSI si conclude per Cirese con il trentatreesimo congresso del partito, tenutosi a Napoli nel gennaio 1959.


Tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60 i rapporti personali tra Bosio e Cirese si fanno sempre più stretti, e il primo coinvolge e consulta il secondo per le molteplici iniziative che intraprende. Ad esempio nel 1962 erano iniziate le attività editoriali, musicali e di ricerca del gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano, e nel luglio 1964 si tenne a Inverigo, in casa di Mathias Deichmann, un seminario sul tema "La razionalizzazione del folklore", al quale parteciparono Gianni Bosio, Roberto Leydi, Cesare Bermani, Franco Coggiola, Dante Bellamio, Michele Straniero, Gian Luigi Arcari, Giuseppe Morandi, Giorgio Vezzani, Bruno Pianta, Gian Luigi Bravo, Caterina Bueno, Sandra Mantovani, Loris Rosenholtz, Maria Vailati, Tullio Sau,
Gioietta Dallò. Le relazioni iniziali furono di Roberto Leydi, Italo Sordi e A. M. Cirese.
Il lavoro di ricerca, edizione e riproposta discografica e dal vivo del canto sociale, prodotto dalle Edizioni Avanti! (poi Edizioni del Gallo) e dal Nuovo Canzoniere Italiano, rendeva necessaria la creazione di un organismo che provvedesse al coordinamento di tutte le attività e alla conservazione dei dati raccolti sul campo. Bosio contava sul dialogo con Cirese e con Leydi per costruire questo organismo, ma nei primi mesi del 1966 avviene una rottura tra Bosio e Leydi. D'altro canto lo stile di lavoro del variegato gruppo di ricercatori e artisti male si conciliava con assetti organizzativi troppo formalizzati, e così la nascita di questo organismo fu particolarmente difficoltosa. Toccò a Cirese, dopo diversi incontri preparatori tenutisi a Roma e a Milano tra il 1965 e il 1966, stendere nel 1966 il testo programmatico (la Premessa allo Statuto) per il nuovo istituto, e questa stesura fu il frutto di una ampia discussione tra Cirese stesso e Bosio. In una delle riunioni milanesi, il 28 ottobre 1965, si decise di intitolare l'istituto a Ernesto de Martino, scomparso il 6 maggio di quello stesso anno, e la denominazione poi fissata dallo statuto fu "Istituto Ernesto De Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario".
Cirese in seguito pubblicò a stampa più volte il testo della Premessa. Nella fase di avvio della vita dell'Istituto, Cirese è molto presente, al fianco di Gianni Bosio, anche impegnandosi nel favorire il dialogo tra la ricerca militante svolta dall'Istituto e quella di altri studiosi, accademici (Toschi, Santoli, Parlangeli) o non ancora tali (Carpitella).
L'ultima occasione di collaborazione di Cirese con Gianni Bosio è anche la più stretta e intensa, e riguarda l'impresa degli Strumenti di lavoro. Si trattava di una collana di pubblicazioni che le Edizioni del Gallo stampò tra il 1965 e il 1971, e intendeva appunto offrire strumenti per lo studio, la ricerca, la riproposta, l'intervento politico e culturale: non saggi e interpretazioni, ma fonti, dunque o risultati di ricerche sul campo originali o riedizioni di testi raccolti in passato, sempre basati su fonti orali. La collana si articolava in tre sezioni: Archivi del movimento operaio, a cura di Gianni Bosio; Archivi del mondo popolare, inizialmente curata da Roberto Leydi e poi, dal 1966, curata da Cirese; Archivi delle comunicazioni di massa e di classe, a cura di Cesare Bermani.
Della sezione Archivi del mondo popolare, in particolare, uscirono 12 volumi. I primi due editi (n. 1 del 1965, Osservazioni sui canti d'argomento religioso non liturgici con esempi di raccolta in alcune località della Valle Padana; n. 3 del 1966, Gli inni e le preghiere cantate della Fratellanza Giurisdavidica (Lazzarettisti) del Monte Amiata) furono curati da Leydi. A partire dal settembre 1966 la cura della sezione passò a Cirese, che corredò nove volumi di una sua nota:
- n. 2, 1967: Canzoniere popolare. Canti popolari gia in uso a Cembra raccolti e armonizzati da Giovanni Zanettin. Con una nota introduttiva di A. M. Cirese
- n. 6, 1966: Egeria. Raccolta di poesie italiane popolari cominciata da G. Mueller, dopo la di lui morte terminata e pubblicata da O.L.B. Wolff. Con una nota di A. M. Cirese
- n. 8, 1966: Agrumi. Volkstümliche Poesien aus allen Mundarten Italiens und seiner Inseln. Gesammelt und übersetz von August Kopisch. Con una nota di A. M. Cirese
- n. 11, 1967: Canti del popolo veneziano per la prima volta raccolti e annotati da Angelo Dalmedico. Con una premessa di A.M. Cirese
- n. 15, 1967: Roseto, Pennsylvania, 19 giugno 1966. Una giornata di inchiesta nella comunità italiana proveniente da Roseto Valfortore, Foggia, dalle registrazioni di Carla Bianco. Prefazione di A. M. Cirese
- n. 17, 1968: I componimenti minori della letteratura popolare italiana nei principali dialetti, o Saggio di letteratura popolare dialettale comparata di Francesco Corazzini. Con una nota di A. M. Cirese
- n. 18, 1967: Canti popolari inediti umbri, liguri, piceni, piemontesi, latini, raccolti e illustrati da Oreste Marcoaldi. Con una nota di A. M. Cirese
- n. 19, 1967: Repertorio Tigri. Incipit, rimario e tavole di raffronto delle tre edizioni dei Canti popolari toscani di G. Tigri (1856, 1860, 1869). A cura di Pina Di Iorio. Con una Premessa di A. M. Cirese
- n. 20, 1967: Fonti lombarde, 1. Canti di Como, Somma Lombarda e Varese editi nel 1867 da G. B. Bolza e da A. Casetti e V. Imbriani. Con una nota di A. M. Cirese sugli studi di poesia popolare in Lombardia e un elenco alfabetico dei testi a cura di Pina Di Iorio
Il n. 14 del 1967 fu Canzoni narrative raccolte in dieci località dell'Italia centrale da Paola Raicich Tabet (1956-1964) e aveva una prefazione di Vittorio Santoli, ma nessuno scritto di Cirese. Nel 1968 Cirese scrisse una nota di presentazione dell'intera sezione degli Strumenti di lavoro. Archivi del mondo popolare, con un piano di lavoro che non sarà poi interamente realizzato.
Tra il 1966 e il 1968, dunque, Cirese lavora molto a questo progetto delle Edizioni del Gallo. Ma proprio il 1967 risulterà l'anno di peggiore crisi finanziaria per la casa editrice; Bosio ne aveva tentato il rilancio, coinvolgendo i partiti della sinistra (PCI, PSI, PSIUP) e la CGIL, ma il tentativo non riuscì e si rischiò il fallimento. Il carteggio Bosio-Cirese studiato da Antonio Fanelli documenta le tensioni e i problemi che questa situazione determinò, con Cirese che lamentava lo scarso supporto della casa editrice al lavoro suo e dei suoi collaboratori, e Bosio che da un lato si batteva per la sopravvivenza stessa della casa editrice e dall'altro cominciava a pensare che la configurazione degli Archivi del mondo popolare fosse troppo schiacciata sul passato per risultare utile a un dialogo con la situazione sociale e politica del tempo. Tra i due non ci sarà mai rottura o litigio, ma certo dal 1968 in poi Cirese allenterà via via i rapporti sia con Bosio sia, soprattutto, con le attività dell'Istituto Ernesto de Martino. Nel 1970 si riattiverà una collaborazione per la realizzazione di un disco con le registrazioni di campo di Andreas Fridolin Weis Bentzon, studioso danese che svolse una importante ricerca in Sardegna sulle launeddas, e con il quale Cirese era in rapporti. Il disco uscì nel 1974, per i Dischi del Sole delle Edizioni del Gallo, con una Presentazione di Cirese al libretto di accompagnamento (e ricordiamo che già nel 1966 Cirese aveva collaborato alla realizzazione di un Disco del Sole di argomento sardo, scrivendo la Presentazione di copertina). Nel 2006, in un volume su Bentzon, Cirese pubblicò una nota di memoria che ricostruiva anche le vicende che portarono alla realizzazione del disco di Bentzon.
La morte prematura e improvvisa di Gianni Bosio, avvenuta il 21 agosto del 1971, favorisce l'ulteriore distacco di Cirese dalle attività dell'Istituto de Martino, anche se i rapporti rimangono cordiali, in particolare con Cesare Bermani. Nel 1975, dal 3 al 5 ottobre, si terrà a Mantova il convegno "Bosio oggi", e Cirese parteciperà con un lungo intervento ("Gianni Bosio: responsabilità intellettuale e impegno di classe"), in seguito pubblicato più volte.









 



 

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